'U Consolu
atto performativo
drammaturgia dello spazio
Giuseppe Provinzano
drammaturgia del suono
Maurizio Maiorana
composizioni sceniche
Simona Argentieri
Daniela Mangiacavallo
con
Simona Argentieri
Maurizio Maiorana
Daniela Mangiacavallo
Giuseppe Provinzano
Produzione
Babel\ Baccanica
anno di produzione
2012
NOTE DI REGIA
La performance si fonda su un rito in uso in Sicilia: quando muore un parente, la famiglia organizza nelle case un banchetto che ha la funzione di consolare i vivi più vicini al defunto della perdita del caro ma anche di nutrire lo spirito del defunto in questo passaggio.
Dunque il cibo anche nella vita privata ha un ruolo fondamentale, non solo di sostentamento in un momento difficile ma di consolazione e nutrimento dell’anima. Quest’uso simboleggia una forma di patrofagia simbolica che in molte società primitive dell’Australia e della nuova Guinea è una forma d’uso niente affatto simbolica. In alcuni villaggi infatti i vivi si cibano dei resti del corpo del defunto per farlo rivivere in loro. In Sicilia, invece, i vivi consumano il cibo accanto la stanza del morto ma è di lui stesso che vorrebbero cibarsi, inglobare tutto lo spirito del caro che può rivivere dentro di loro. E’ un rito di continuità simbolica e di iniziazione per una trasformazione dalla morte ad una nuova vita. Fino a qualche decennio fa, si usava consumare il cibo sulla tomba dei propri morti per nutrire l’anima dei morti.
Nello specifico della società siciliana il "dover esserci" e "apparire" nei momenti più difficili si manifesta in modo concreto e coinvolge i sensi, quello del gusto in special modo, che se viene appagato in maniera degna e come se venisse appagata una parte dell’anima di chi soffre. Il dovere di fare una visita , di entrare nell’intimità del dolore di chi resta è più efficace se ancora il defunto è in casa , dunque durante la veglia funebre. Questa celebrazione che dovrebbe rappresentare il momento più intimo di ogni persona resa vulnerabile e inerte di fronte all’ineluttabilità della morte diventa invece un altro modo di esporre il proprio essere collettivo, dove viene fuori la condizione dell’uomo solo in un io ingombrante.
La Performance scandisce i tempi e mette in luce i luoghi del rito che si compie da secoli coinvolgendo il pubblico in un ritmo formale e allo stesso modo intimo. Le 3 fasi della performance (compressione dei ricordi, intimità di un affetto e decompressione di un sorriso) permettono al viaggiatore di percorrere un viaggio a ritroso nella sua memoria e nei suoi ricordi più teneri, più dolorosi, più sorridenti